#perlediunatraduttrice “Translation Wars”

IT: Voglio inaugurare il nuovo hashtag #perlediunatraduttrice con uno sketch-gioco di parole avvenuto ieri sera tra me e mia sorella.

EN: I want to celebrate the launch of the new hashtag #perlediunatraduttrice* telling you a play on words between my sister and me occurred last night.

ES: Para celebrar el lanzamiento de mi nuevo hashtag #perlediunatraduttrice** quiero contarles un juego de palabras que mi hermana y yo hicimos anoche.

***

[ ITALIANO ]

[giocando ad indovinare le canzoni dalle clip musicali su sporcle.com]

K: (digitando la risposta) “The WAN who can’t be moved” […] “Non me lo prende!”

M: “AHAHAHAH! Hai scritto WAN, non MAN…”

K: “WAN come Obi-Wan.”

M: “Sì, è ‘Lo JEDI che non si spostava***‘!”

Ian_laughter

[ ENGLISH ]

[playing “Guess the song/singer” listening to music clips from famous songs on sporcle.com]

K: (typing the answer) “The WAN who can’t be moved” […] “It says ‘wrong’!”

M: “HAHAHA! The word is MAN, not WAN…”

K: “WAN is for Obi-Wan.”

M: “Yep, ‘The JEDI who can’t be moved.”

Adele_laughter

ESPAÑOL ]

[jugando al quiz “Adivina la canción/quién canta”, escuchando algunos fragmentos de canciones famosas en sporcle.com]

K: (escribiendo la respuesta) “The WAN who can’t be moved” […] “No me hace escribir!”

M: “AJAJAJ! Has escrito WAN, en lugar de MAN…”

K: “WAN, como Obi-Wan.”

M: “¡Sí!, es ‘El JEDI que no se puede mover’.”

LeaMichele_laughter

#pearlsofatranslator

** #joyasdeunatraductora

*** [ndt.] la traduzione esatta è “che non può spostarsi/che non può essere spostato“.

Dedicated to my friend Marzia: RF e Credit Suisse Bonviva

Tra il malumore dovuto alla pioggia ed il lavoro, in questi giorni sono stata particolarmente sotto tono e discretamente occupata. Non ho aggiornato molto il blog, perciò mi rifaccio oggi con un piccolo assaggio dell’articolo che sto ponderando di scrivere (forse a 4 mani) nel tempo libero [what’s tempo libero?] e che pubblicherò in settimana.

La mia amica Marzia mi ha sottoposto l’ultimo video girato da Roger Federer, famoso tennista*, per la Credit Suisse Bonviva.

E’ stato girato in 3 versioni: tedesca, francese ed italiana. Le trovate di seguito.

<< Mehr ist mehr >> (DE version)

<< Plus, c’est vraiment plus >> (FR version)

<< Più è meglio >> (IT version)

Il motto della Banca è stato tradotto ed adattato nelle tre lingue. Molti sono gli spunti di riflessione.

Cerco di raccattare gli script di tutte le versioni, così posso lavorarci su un po’.

Stay tuned. 🙂

*PS. [revisione delle h: 14.28] La mia amica Marzia precisa che Roger Federer è “IL campione svizzero di tennis”.

Chiedo venia, mea culpa. 😀

Have a break: The Offensive Translator [video]

The Offensive Translator*

*NB: actually, she’s not a translator, she is an interpreter. 😉

Repost: Freelance sì, #coglioneNo, il grido del giovane creativo – Il Fatto Quotidiano

Repost: Freelance sì, #coglioneNo, il grido del giovane creativo – Il Fatto Quotidiano.

Freelance sì, #coglioneNo, il grido del giovane creativo

di  | 13 gennaio 2014

“Sei giovane e per questo lavoro non c’è budget”. “Ti sto dando una grande occasione di visibilità”, e altre frasi ancora che un freelance o un wwworkers s’è sentito ripetere mille e più volte.

Finalmente c’è qualcuno che è riuscito a mettere in video e in rete – in modo ironico, scanzonato, ma tagliente, immediato – la frustrazione di migliaia di giovani (e anche meno giovani, aggiungerei) freelance costretti a progetti sperimentali, giornate prova, lavori non retribuiti. Senza tutele, senza obblighi per colui o colei che decide di assoldare il freelance (spesso si tratta anche di aziende). Finalmente una campagna di sensibilizzazione uscita in queste ore sta spopolando online e ci costringe ad una riflessione anche offline. A realizzarla, attraverso tre video subito diventati virali, è il Collettivo Zero, costituito da Niccolò Falsetti, Stefano De Marco e Alessandro Grespan.

Così il lavoro di un idraulico, di un giardiniere e di un antennista vengono paragonati ai lavori creativi e intellettuali, e la classica risposta che spesso il freelance si becca abitualmente stride e non poco applicata a queste tre professioni. Tre video e un passaparola sui social network al grido di #coglioneNo (questo l’hashtag battezzato), per una campagna di rispetto e sensibilizzazione del lavoro creativo“#coglioneNo è la reazione di una generazione di creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte e a quelle risposte da stronzi. È la reazione alla svalutazione di queste professionalità anche per colpa di chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol. È la reazione a offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, è un divertimento”, si legge nel manifesto.

I lavori a cui la campagna si richiama sono i più vari e attingono nel “sottobosco” della creatività digitale, in quel campo indefinito del lavoro intellettuale: si parla di arte, comunicazione, social network, siti web, indicizzazione sui motori di ricerca. Un amalgama indistinta che cerca di (soprav)vivere, con  una difficoltà enorme, senza regolamentazioni e rispetto del lavoro. E in tutto questo scenario così complesso ci sono anche le finte partite Iva, arruolate (e anche in questo caso spesso non pagate) da parte di privati e aziende.

Così scrisse Alberto Arbasino in un pezzo uscito nel 2010 su Repubblica: “Forse è un retaggio dei tempi quando il letterato veniva trattato come lacchè. Certamente, però, ogni giorno viene richiesto di fare qualche lavoro gratis. Presentando, presenziando, parlando, scrivendo. Per enti, sistemi, organismi, reti, strutture, talmente signorili e fini che chiedono un lavoro professionistico a un professionista. Ma lo vogliono gratis”. Comunque il messaggio del collettivo è chiaro, e sta già facendo il giro della rete. Così viene precisato sul sito: “Vogliamo unire le voci dei tanti che se lo sentono dire ogni volta. Vogliamo ricordare a tutti che siamo giovani, siamo freelance, siamo creativi ma siamo lavoratori, mica coglioni”. Servirà a sensibilizzare l’opinione pubblica e certa politica autoreferenziale e cieca rispetto a queste prassi consolidate?