[Repost] Vuoi fare conversazione in una lingua straniera? (by Francesca Cosi e Alessandra Repossi)

DOMENICA 16 MARZO 2014

Articolo originale apparso su:
Studio editoriale Cosi e Repossi –> http://www.cosierepossi.com/2014/03/imparare-lingue-scambi-di-conversazione.html

Vuoi fare conversazione

in una lingua straniera?

Hai mai fatto scambi di conversazione per imparare o perfezionare una lingua straniera? Per metà del tempo parli italiano e per l’altra metà la lingua del tuo interlocutore.

Se una volta era necessario incontrarsi di persona, oggi su internet è possibile organizzare gratuitamente scambi con utenti di tutto il mondo, grazie al sito ConversationExchange.

Su ConversationExchange la procedura è semplicissima: cliccando su “Cerca un partner di conversazione” al centro della pagina, si apre un form in cui dobbiamo inserire la lingua del nostro interlocutore, la nostra e spuntare la casella “Usando un chat software“. In base a questi dati, il sito ci offre una lista di utenti che rispondono alle nostre esigenze e che potremo contattare via Skype o con uno degli altri software suggeriti.

Se poi vogliamo incontrarli di persona, è sufficiente selezionare la casella “Conversazione faccia a faccia“, il paese e la città in cui vogliamo organizzare lo scambio.

Abbiamo messo alla prova il sito cercando interlocutori madrelingua portoghesi e i risultati sono stati incoraggianti: abbiamo trovato 251 utenti disposti a scambiare online conversazioni in questa lingua con l’italiano e 2 brasiliani che accettano anche incontri face to face a Firenze.

E tra una conversazione e l’altra è possibile ampliare il nostro vocabolario con Memrise, che permette di creare e rafforzare i collegamenti mentali tra una parola italiana e il corrispettivo nella lingua scelta arrivando a memorizzare 1000 vocaboli stranieri in 22 ore. Da provare!

La foto è stata scattata nel 1973 da Charles O’Rear ed è disponibilequi.

Repost: Freelance sì, #coglioneNo, il grido del giovane creativo – Il Fatto Quotidiano

Repost: Freelance sì, #coglioneNo, il grido del giovane creativo – Il Fatto Quotidiano.

Freelance sì, #coglioneNo, il grido del giovane creativo

di  | 13 gennaio 2014

“Sei giovane e per questo lavoro non c’è budget”. “Ti sto dando una grande occasione di visibilità”, e altre frasi ancora che un freelance o un wwworkers s’è sentito ripetere mille e più volte.

Finalmente c’è qualcuno che è riuscito a mettere in video e in rete – in modo ironico, scanzonato, ma tagliente, immediato – la frustrazione di migliaia di giovani (e anche meno giovani, aggiungerei) freelance costretti a progetti sperimentali, giornate prova, lavori non retribuiti. Senza tutele, senza obblighi per colui o colei che decide di assoldare il freelance (spesso si tratta anche di aziende). Finalmente una campagna di sensibilizzazione uscita in queste ore sta spopolando online e ci costringe ad una riflessione anche offline. A realizzarla, attraverso tre video subito diventati virali, è il Collettivo Zero, costituito da Niccolò Falsetti, Stefano De Marco e Alessandro Grespan.

Così il lavoro di un idraulico, di un giardiniere e di un antennista vengono paragonati ai lavori creativi e intellettuali, e la classica risposta che spesso il freelance si becca abitualmente stride e non poco applicata a queste tre professioni. Tre video e un passaparola sui social network al grido di #coglioneNo (questo l’hashtag battezzato), per una campagna di rispetto e sensibilizzazione del lavoro creativo“#coglioneNo è la reazione di una generazione di creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte e a quelle risposte da stronzi. È la reazione alla svalutazione di queste professionalità anche per colpa di chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol. È la reazione a offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, è un divertimento”, si legge nel manifesto.

I lavori a cui la campagna si richiama sono i più vari e attingono nel “sottobosco” della creatività digitale, in quel campo indefinito del lavoro intellettuale: si parla di arte, comunicazione, social network, siti web, indicizzazione sui motori di ricerca. Un amalgama indistinta che cerca di (soprav)vivere, con  una difficoltà enorme, senza regolamentazioni e rispetto del lavoro. E in tutto questo scenario così complesso ci sono anche le finte partite Iva, arruolate (e anche in questo caso spesso non pagate) da parte di privati e aziende.

Così scrisse Alberto Arbasino in un pezzo uscito nel 2010 su Repubblica: “Forse è un retaggio dei tempi quando il letterato veniva trattato come lacchè. Certamente, però, ogni giorno viene richiesto di fare qualche lavoro gratis. Presentando, presenziando, parlando, scrivendo. Per enti, sistemi, organismi, reti, strutture, talmente signorili e fini che chiedono un lavoro professionistico a un professionista. Ma lo vogliono gratis”. Comunque il messaggio del collettivo è chiaro, e sta già facendo il giro della rete. Così viene precisato sul sito: “Vogliamo unire le voci dei tanti che se lo sentono dire ogni volta. Vogliamo ricordare a tutti che siamo giovani, siamo freelance, siamo creativi ma siamo lavoratori, mica coglioni”. Servirà a sensibilizzare l’opinione pubblica e certa politica autoreferenziale e cieca rispetto a queste prassi consolidate?

September

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Settembre è arrivato e l’autunno è ormai alle porte. Cambiano i colori, ma non la serietà e la professionalità di One Sec Translation Service.

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September is here, and Autumn is coming. Colours are changing, but the reliability and professionalism of One Sec Translation Service are not.

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